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Domenico Sodano

EDITORIAL

Intervista a Giovanna Spalice

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Una stella che brilla in…punta di piedi Intervista a Giovanna Spalice prima ballerina Etoil del Teatro San Carlo

Una sala grandissima, tanti specchi, una sbarra e Lei: Giovanna Spalice, piccola grande stella del Corpo di ballo del Regio Teatro San Carlo di Napoli. Semplice ed eterea, sublime ma determinata.
“Una tra le tante”, come ama definirsi.”Con meraviglia mi chiedono…ma tu sei davvero così? Sei proprio come tutte noi? Sono così. Perché dovrei essere diversa?! E’ sulla scena che bisogna incarnare il sogno nelle dimensioni del fantastico, nella quotidianità bisogna essere proprio uguale agli altri, una persona normale!”Con lei, accovacciati ai piedi di un pianoforte, come ad una pausa di prova parliamo della danza, di quest’arte antichissima con la quale l’uomo, al pari della musica, è riuscito ad esprimersi ancor prima di imparare a parlare, con la quale l’uomo ha subito intuito che attraverso i movimenti del corpo poteva esprimere sentimenti e stati d’animo, ma soprattutto far vivere l’immaginario.

Cosa rappresenta per lei il mondo della danza? 
“E’ il mondo del fantastico e dell’irreale, fatto di favole e di sogni nel quale ognuno vede realizzati i propri desideri. In quanto arte, al pari delle altre, è espressione fisica nella sublime manifestazione della sua bellezza. E’ un mondo che racchiude il tutto, perché rappresenta il nostro tutto, nel quale puoi riuscire a manifestare le cose più segrete di te stesso, che forse nemmeno credevi di avere. E’ un mondo magico.”

Come si è avvicinata alla danza?
“Fin da piccola, attirata dalla musica… Ho iniziato però con la ginnastica artistica grazie al mio papà che era un amante dello sport;… bastava, per lui , che io facessi movimento”.

Quando ha capito che ciò che stava facendo era il suo futuro?
“Dal primo giorno in cui sono entrata a far parte della Scuola di Ballo del Teatro San Carlo. Avevo dieci anni. Ne sono stata sempre convinta, nonostante gli ostacoli, le mille difficoltà e i sacrifici ai quali mi dicevano che sarei andata incontro. Ho cominciato nella piena convinzione di fare, di lavorare duramente e di arrivare”.

Quali sono stati gli ostacoli maggiori?
“Tanti, davvero tanti! Principalmente quello di non aver goduto a pieno della mia giovinezza. La  severità, il rigore che lo studio della danza richiede non ti lascia spazio sufficiente per poter fare altre cose. Ho sempre compensato il sacrificio con la passione infinita, anche quando gli impegni richiedevano una fatica maggiore, soprattutto quando venivo investita di ruoli di responsabilità, cercando di mantenere con forza ciò che avevo conquistato. Sono andata sempre e solo avanti!”

Cosa vorrebbe non aver fatto, cosa vorrebbe invece fare?
“Nulla! Ho sempre fatto tutto ciò che volevo. La mia determinazione,  la mia lealtà, l’essere forse troppo istintiva unitamente all’esuberanza della gioventù hanno fatto di me la portabandiera in determinate situazioni, mettendomi di fronte a problemi di vasta portata guardandoli così nella realtà del loro essere. Avrei voluto, e vorrò di sicuro fare tante cose…”

Quale in particolare?
Rimanere, a Napoli, nel mio Teatro e sapere che dall’Italia o dall’estero chiunque possa venire qui per apprezzare il mio impegno, la mia dedizione, il mio appartenere ad una scuola gloriosa e ad una tradizione”.
Rispetto ad altri Enti, o ad altre Scuole di ballo che promuovono le loro Etoil, il San Carlo quanto la promuove?
“Devo ritenermi una persona fortunata! Mi hanno ripagata del duro lavoro al quale sono stata sottoposta in questi anni. Ognuno deve pur meritare la propria fortuna dimostrando di sapere sempre essere sulla scena non con le parole ma con i fatti. Far capire al proprio Ente che il mio studio è stato finalizzato soprattutto a ricoprire ruoli di Etoil è forse la parte più difficile”.

Quali ruoli ha ricoperto nelle vesti di Etoil?
“Tanti! Il Lago dei Cigni, Romeo e Giulietta, Schiaccianoci, Cenerentola, Excelsior, La Bella addormentata. Tanti…”

Adesso però interpreterà Bayadèr e l’Arlesienne
“Si. Sono dei ruoli importanti. Bayadèr rappresenta la perla del balletto classico mentre l’Arlesienne ha una veste artistica particolare che richiede una interpretazione ancor più personalizzata”...

…ma non ha ancora ricoperto il ruolo di ”Giselle”…
“ero in attesa della mia bambina quando avrei potuto farlo…E’ un ruolo difficile a cui tengo in modo particolare e che interpreterò nell’ottobre prossimo”.

Quali sono le difficoltà di un corpo di ballo in un Teatro come il San Carlo?
“Le difficoltà sono di tutti i teatri e in ogni ambito. Abbiamo sempre più poco spazio, e a differenza della stagione lirica o di concerti siamo sempre i primi ad essere penalizzati con il taglio delle nostre rappresentazioni. Una cosa è certa, che abbiamo bisogno di tempi di lavoro differenti da un’opera o da un concerto con un impegno di personale nettamente maggiore, ma il pubblico, sempre più numeroso ai nostri spettacoli, reclama a gran voce il numero esiguo delle nostre recite.”

 Problemi di sempre, problemi di oggi ma anche problemi di domani dunque…
“I  problemi ci sono e ci e ci saranno sempre! L’unico mio rammarico è che sono sempre gli stessi e che ricadono quasi sempre su di noi”

Problemi che la hanno accompagnata nel corso della Sua carriera…
Si, subendone spesso le conseguenze! Mi sono pure impegnata affinché non apparisse nulla di tutto ciò, cercando di  rendere belle e facili tutte le cose. Sempre e solo per la danza!”  

Qual’è il ruolo di una prima ballerina, in un teatro che è tra i più famosi del mondo?
“E’ un ruolo di grande impegno! Sono la prima ballerina di un Teatro prestigioso ma comunque ricopro pure i ruoli di etoil al fianco di ospiti di chiara fama internazionale. Questa è una grossa, grossa responsabilità!”

E’ anche un vanto quindi, avere come prima ballerina una figlia della sua città…
Non devo essere io certo a dirlo. Posso di sicuro ritenermi fortunata perché il pubblico riconosce e apprezza quello che faccio, il nostro lavoro. Ho deciso di rimanere nella mia città e di finire qui la mia carriera soprattutto per la mia gente, per i napoletani ed essere una presenza importante per il loro Teatro.

Qual è il rapporto di una prima ballerina con il suo coreografo?
“ Direi di grande intesa. Ogni volta che si prepara un balletto, a parte la tecnica, l’aspetto artistico o l’espressività delle cose, bisogna dialogare molto con il coreografo. Insieme, nella realizzazione del balletto, proprio come un passo a due”.

Qual è stata l’eredità  che le sue colleghe le hanno lasciato?
La tradizione, cioè che in teatro bisogna comportarsi in una maniera precisa, avendo la coscienza di essere e di far parte di un “tempio” che vive nella continuità delle cose, imparando a rispettare quanto in esso avviene, nel modo di porti, nel modo di ballare, nel modo di comportarti, sapendone portare quella tradizione anche al di fuori attraverso la rigidità, la severità, nella piena coscienza di essere una piccola parte di un’arte tra le più eccelse. E ancora il profondo senso artistico di cui loro  arano particolarmente dotate”.

Da chi è diretta attualmente?
“Dalla Signora Terabust che è una tra le più famose ballerine al mondo. E’ lei che, con la sua grande competenza ed umiltà, ci dà magistralmente esempio di come la tecnica deve sempre andare di pari passo con uno spiccato senso artistico, verso una ricerca maggiore della qualità”.

Qual è il rapporto di una ballerina con la musica?

 “Il rapporto con la musica è fondamentale, danza e musica nascono praticamente insieme. Non ci può essere musica senza danza o danza senza musica. La musica è indispensabile per la nascita di un balletto, aiuta tantissimo. Ti da quelle emozioni e quelle giuste sensazioni che ti permettono poi di esprimere  al meglio ciò che devi rappresentare, cercando di rimanere quanto più fedele possibile ad un preciso contesto storico nel rispetto più assoluto dell’idea del compositore. E’ ascoltandola che ci si lascia trasportare per rendere un gesto o un movimento quanto più efficace possibile”.

Cosa farà Giovanna Spalice da grande?
“Spero di dare agli altri quello che io ho imparato, ciò che altri con tanta generosità hanno dato a me: dare e solo dare la mia piccola grande esperienza!” 

© Domenico Sodano, Powered by Dario Pastore

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