Il gruppo fonda la sua istituzione sull’ asserto che la presenza della canzone napoletana, con i suoi moduli e caratteri propri, ha contribuito alla definizione stilistica della moderna canzone italiana. I musici partenopei, in virtù di quella autonomia di mezzi espressivi, erompenti da specifiche forme musicali, hanno reso emblematico uno stile esecutivo maturato direttamente dal dialetto, consegnando alla storia proposte tematiche dense di abbandoni lirici, sollecitazioni fantasiose, spunti ed immagini. Da qui la denominazione: "de Musici napolitani", ossia interpreti della musica napoletana e popolare antica quale significazione di fatto non solamente artistico, ma puramente storico. Il gruppo presenta una multiforme scelta di componimenti, presentati in forma unitaria, senza separazione alcuna fra testo e musica, che riscoprono la sensibilità di quanti nei secoli passati hanno scritto. Gli attuali Musici napolitani ripropongono proprio in coerenza di linguaggio, attraverso invenzioni armonicamente unitarie, composizioni di stampo originale. Il repertorio da loro eseguito prende vita dalla strutturazione e dalle molteplici risorse del dialetto napoletano scevro da incongruenze verbali, sia che si parli di episodi sentimentali e poetici, sia che si adombri una dimensione psicologica, oppure si tratteggi una situazione comica o grottesca. Le metafore proposte nei loro recital sono genuine, le similitudini nitide, l’eufemismo malizioso e l’ironia tagliente; una ricchezza di corde a petto dalla quale i compositori originari sono pungolati e riproposti nel loro estro migliore. Come alla Corte Aragonese, per merito di Re Alfonso, rifiorivano le belle arti e dappertutto, in Italia, le Corti incoraggiavano poeti e artisti, i "Musici napolitani" riconducono e veicolano una musica caratteristica, padrona da sempre della storia di un popolo.