…nel sogno di Circe
Intervista a Luisa Corna interprete della mitica maga al Teatro Grande di Pompei
Di Domenico Sodano
Bellissima! Il candore bianco di un peplo la avvolge…Con la sua genialità Albertazzi rompe lo schema della fliacica rappresentazione e commediando nella commedia la porta ad adagiarsi ai piedi della grande vela nel mezzo del proskènion. Dialoga con tono caldo; con voce suadente e prosaica ci fa complici, incantandoci nel suo pensiero: “La ammiro moltissimo…poi, oltretutto, lei è Circe! Ha tutto di Circe: lo sguardo, il profilo, il corpo, la voce. E’ proprio Circe, Circe maga…catturatrice involontaria…
…Riprendo il pensiero di Albertazzi, col quale la definisce Circe. E’ una storica, omerica definizione ma pur sempre attuale. Come si inquadra in questa sorta di ritratto che Albertazzi le attribuisce, Lei si sente Circe?
“No, affatto! Lei, di sicuro, possedeva una grande forza ammaliatrice. Di me dicono che esercito del fascino, può darsi, ma la cosa che probabilmente mi accomuna a Circe è quella femminile fragilità che prende ancor più forma quando ci si innamora. Lei innamorandosi di Ulisse diviene mortale, offuscando perfino la sua divinità.”
Infatti credo che Circe più che ammaliatrice sia una catturatrice prigioniera di se stessa…
“Si, esatto! Poi, quando Ulisse decide di partire, solo allora, si accorge che è veramente finita. Circe perde completamente perfino quel barlume di forza e di lucidità che aveva. Così ho imparato a conoscerla tramite gli occhi di Giorgio.”
Il Silenzio delle Sirene, per Lei, ha rappresentato una esperienza o una lezione di teatro?
“Probabilmente tutte e due le cose. La grande opportunità di stare a contatto con Albertazzi è una esperienza arricchente e formativa. Provare con lui, ascoltare i racconti in quel modo unico ed affascinante mi ha aiutato ad entrare nel cuore della storia, capire il vero significato di quelle parole che a volte ci lasciamo sfuggire.”
L’ assenza di un copione preciso anche se il copione preciso esiste la mette a suo agio?
“Si! E’ una cosa che mi stimola. E’ dall’improvvisazione che vengono fuori le cose vere, soprattutto per quello che riguarda la parte musicale. In quel contesto, con quello scenario, mi è bastato il suono di una lira per abbandonarmi ai toni più disparati. In effetti era giusto quello che Albertazzi chiedeva.”
La partecipazione al Festival di San remo è stata per Lei un pretesto affinché venissero scoperte le sue potenzialità?
“No! Ho sempre cantato anche se il canto non mi ha reso di certo celebre. Comunque avevo già delle situazioni che mi permettevano di esprimermi in ruoli diversi da quello di cantante…”
…e si è sempre sentita alla sua massima espressione nel ruolo di cantante?
“Cantare è forse la cosa che amo fare di più, in assoluto; è forse la cosa che mi completa! E’ stato in seguito che ho accettato varie proposte per la conduzione di alcune trasmissioni televisive. La cosa importante, invece, credo sia la capacità di voler affrontare situazioni diverse sapendo di doversi calare in più ruoli. Ogni attività diventa così complementare ad un’altra con un unico filo conduttore. Sono comunque una persona a cui piace sperimentare, ma avere delle doti in particolare non basta di certo; per poterle metterle a frutto occorre uno studio costante e trovare poi persone che te ne diano la possibilità.”
Qual’ è il ruolo che preferisce interpretare?
“Quello di cantante. Lo faccio da che avevo sedici anni…ho sempre cantato! Svolgere il ruolo di conduttrice televisiva è stato un puro e semplice piacere di lavoro che mi ha dato la possibilità di imparare e di capire, e che sto, comunque, ancora cercando di far mio per meglio indirizzarmi affinché mi possa ritrovare bene in quel ruolo. Adesso pure questa esperienza di teatro…”
…E’ la sua prima esperienza nelle vesti di attrice?
“Si, ho fatto un film con Panariello ma questa indubbiamente è una esperienza diversa. A teatro c’è il contatto diretto con il pubblico. Ricordo quand’ero piccola: ero piuttosto timida e facevo fatica a spiaccicare perfino le parole ma nel momento in cui calcavo le tavole di un palcoscenico, era come terapeutico, come d’incanto diventavo una persona diversa. Così accade ogni volta che affronto il pubblico direttamente, improvvisamente divento lucida e leggera…ecco, mi piace!”
Come ha vissuto questa esperienza con Albertazzi, questo mostro sacro del teatro che tutti conosciamo?
“Fantastica! Il solo fatto, poi, di averlo conosciuto e di aver ricoperto un ruolo così importante mi ha gratificato molto valorizzando di me una ulteriore capacità artistica.”
Quale lezione avrà imparato?
“La lezione con lui non ha mai fine. Ha visto alle prove? Inizia a spiegare prima una cosa…poi si dilunga e ti racconta di tutto, le cose più disparate! Lui parla perfino d’altro, conosce una miriade di personaggi compreso la loro psicologia. Incredibile! Dunque se si è attenti e si ha tanta voglia di attingere e di capire, mi creda, da Albertazzi c’è solo da imparare.”
Quindi vedremo ancora Luisa Corna come attrice di teatro?
“Mah, non so! Questo sinceramente non lo so. Sto lavorando su diverse cose, principalmente ad un album che avrà una versione tutta particolare, caratterizzata da sonorità che vanno dal blues al soul, i generi che prediligo. Dopo San Remo avrei voluto curare di più la mia immagine di cantante invece sono arrivati diversi programmi televisivi ai quali ho dovuto dedicarmi nella maniera più assoluta. Devo perciò pensare anche a quello che realmente voglio per me stessa.”
Cosa vuol dire per Lei leggere, recitare o interpretare un ruolo?
“Sono tre cose molto difficili. Nella lettura bisogna rispettare la punteggiatura mentre nella recitazione bisogna rispettare il verso. Quando si interpreta un ruolo si cancella la punteggiatura e si rispetta il verso, ed è come se si leggesse…praticamente in maniera diversa.”
Quanto contano i riflettori nella vita di una persona di spettacolo?
“Professionalmente contano molto! Se non ci fossero vorrebbe dire che nessuno ti può vedere, nessuno ti può applaudire, apprezzare, criticare. Tutto si fa per il pubblico.”
E nella sua vita privata?
“Non sono una persona che ama tenerli accesi…”
Influiscono parecchio nella sua vita?
“Si, influiscono decisamente, limitandola e condizionandola. Per me che sono donna diventa più difficile cercare di sfuggire alle luci di certi riflettori. Sono, per questo, un facile bersaglio per chi crede di scoprire o di sapere chissà quale cosa.”
Saprebbe spegnerli al momento giusto?
“Non saprei…certo mi piacerebbe! Sarebbe importante riuscire a farlo nella maniera giusta. Il tempo sarà a decidere. Il tempo è importante in tutto nella vita!”